Oggi, 10 gennaio 2023, finisce ufficialmente il supporto esteso (ESU – Extended Security Update) per Windows 7 e Windows 7 Enterprise: nel caso ci siano ancora dispositivi con questo sistema operativo nella vostra rete, è il caso di provvedere al tedioso processo di #replatforming.
Tendenzialmente un dispositivo che non può essere assolutamente aggiornato per problematiche di continuità (molto spesso legate alla produzione) può essere utilizzato solo nel caso non possa essere raggiunto e raggiungere la rete potenzialmente ostile: Internet.
Tuttavia, analizzando i dati forniti da StatCounter GlobalStats, il quadro emergente è piuttosto allarmante. A livello globale, infatti, nel corso dell’anno passato si sono viste le seguenti evoluzioni:
Data | Win11 | Win10 | Win8 (e 8.1) | Win7 | Altri |
01/12/2021 | 0.00% | 82.49% | 3.88% | 12.91% | 0.72% |
01/12/2022 | 16.97% | 67.95% | 3.26% | 11.2% | 0.63% |
Il trend italiano, invece, presenta qualche differenza:
Data | Win11 | Win10 | Win8 (e 8.1) | Win7 | Altri |
01/12/2021 | 0.00% | 87.25% | 3.11% | 8.96% | 0.68% |
01/12/2022 | 22.19% | 67.43% | 2.83% | 7.02% | 0.53% |
Si può notare un tasso di diminuzione della presenza di Windows 7 pari a quasi il 2.00%. Il trend può sembrare positivo ma sembra nascondere una ben nota problematica nel superamento di questo sistema operativo ormai obsoleto. Stando all’NVD, le attuali vulnerabilità afferenti a Windows 7 ServicePack1 dalla data di dismissione (14 gennaio 2020) sono 809 (per semplificare l’analisi abbiamo analizzato esclusivamente SP1 e non abbiamo considerato anche l’SP2 e le eventuali vulnerabilità applicate ad entrambe le versioni).
Un discorso simile andrebbe fatto per quanto concernente gli smartphones – ormai sempre più usati (5.48miliardi secondo le stime di datareportal.com).
È evidente, dunque, come la gestione dei dispositivi mobile e degli assets di una struttura non sia più un’opzione ma una necessità fondamentale non solo per per la sicurezza della struttura ma anche per la relativa gestione.